Pubblicata l’indagine annuale del CREA, ente di ricerca in house del MIPAAF, sul Mercato degli affitti fondiari nell’annualità 2019.

In estrema sintesi, i risultati dell’indagine dicono che si è mantenuto alto l’interesse per la conduzione dei terreni in affitto rispetto all’alternativa dell’acquisto, mentre è stata segnalata una generale tendenza verso la diminuzione della durata dei contratti in attesa del varo della nuova PAC.

L’istituto dell’affitto continua a rappresentare il principale strumento a disposizione degli imprenditori per ampliare le proprie superfici aziendali e migliorare le economie di scala, grazie alla maggiore flessibilità che comporta rispetto alla scelta di acquistare.

La domanda è stata particolarmente attiva nel caso di terreni da destinare a colture di pregio, specie per vigneti a denominazione, mentre tra i principali attori si trovano giovani imprenditori, che usufruendo anche dei premi di primo insediamento offerti dai Programmi di Sviluppo Rurale del FEASR hanno optato per la strada dell’affitto, insieme ai contoterzisti, specie nelle regioni centro-settentrionali.

Dal lato dell’offerta sono sempre più i casi segnalati di terreni provenienti da cessione da parte di agricoltori a fine carriera o che abbondonano l’attività per ragioni economiche.

Il mercato si registra particolarmente dinamico nelle Regioni settentrionali, dove la domanda di terra è in crescita e tendenzialmente superiore all’offerta, soprattutto nel caso di terreni di pregio. Nelle Regioni centrali la situazione è sostanzialmente stabile con mercato in equilibrio, mentre nel Meridione si rileva una certa differenza tra le aree più interne con un mercato più stagnante, e le zone più vocate e in prossimità delle coste dove si segnala una maggiore attività, spesso legata anche alle diverse misure dei Programmi di Sviluppo Rurale attivate nelle varie regioni.

Come già segnalato nella scorsa indagine, nelle Regioni in cui è stata approvata l’istituzione di una Banca della terra regionale, l’amministrazione regionale stenta a passare alla fase di attuazione, con poche eccezioni nel Centro-Nord. Al contrario, sembra essere avviata verso positivi riscontri l’iniziativa legislativa della Regione Piemonte – unica nel suo genere – per favorire la diffusione delle Associazioni Fondiarie che consentono di recuperare e valorizzare il patrimonio fondiario attraverso la gestione associata delle attività agro-silvo-pastorali. Sono stati assegnati contributi per 130.000 euro a 13 associazioni fondiarie corrispondenti a 800 soci-proprietari coinvolti nel conferimento di circa 2.000 ettari di terreni in proprietà, in prevalenza localizzati nelle zone montane e collinari. Le attività svolte sono principalmente a indirizzo pastorale, forestale, orticolo e coltivazione di piccoli frutti ed erbe officinali.

L’andamento dei prezzi della terra, invece, nel 2019, dopo due anni positivi, segna una nuova battuta d’arresto (-0,4% rispetto al 2018) che si somma alla riduzione dell’attività di compravendita che si è verificata dopo quattro anni di continui aumenti. Le ragioni della contrazione vanno ricercate nell’aggiustamento delle quotazioni in Veneto (Regione che con oltre 50.000 euro per ettaro detiene il primato dei valori medi regionali), nella scarsa redditività del comparto dei seminativi e nella mancanza dell’effetto trainante del comparto viti-vinicolo.

Le attese per il futuro si concentrano sull’evoluzione delle politiche per il settore e sugli effetti determinati dalla crisi pandemica in corso.

Per approfondire i dati e le relative valutazioni leggi l’articolo sul sito agricoltura.it