Secondo uno studio commissionato dal Parlamento Europeo, e presentato alla fine di febbraio in commissione per l’Agricoltura, sulla sfida dell’abbandono dei terreni agricoli dopo il 2020 e possibili misure di attenuazione, la nuova Politica agricola comune (PAC) dovrebbe rafforzare alcuni strumenti per contrastare il fenomeno.
Il 2,9% per cento dei terreni agricoli europei, 173 milioni di ettari, rischia di essere abbandonato entro il 2030. Secondo la relazione, oggi circa il 30 % delle zone agricole dell’UE (approssimativamente 56 milioni di ettari) è soggetto almeno a un rischio moderato di abbandono dei terreni, un fenomeno determinato da vari fattori di natura agricola, ma anche strutturali e di mercato. Continuando su questa strada, il fenomeno dell’abbandono potrebbe estendersi fino a raggiungere i 5 milioni di ettari entro il 2030 e il 2,9 % della “Superficie Agricola Utilizzata”. Tra i Paesi dell’Unione Europea più interessati al fenomeno vengono menzionati Austria, Estonia, Finlandia e Grecia. Generalmente sono le zone rurali, montagnose, insulari, costiere e scarsamente popolate ad essere particolarmente colpite dal fenomeno dell’abbandono.
Lo studio analizza anche il ruolo della Politica agricola comune sul fenomeno, essendo la più grande fonte di sussidi diretti per il settore primario in Europa. Quanto al primo pilastro della PAC, gli aiuti diretti agli agricoltori complessivamente aiutano a ridurre l’abbandono del suolo perché danno sostegno al reddito dei lavoratori delle terre, ma secondo la relazione è necessario aumentare il sostegno finanziario riservato alle piccole aziende agricole e ai giovani agricoltori per spingerli a non abbandonare i terreni.
Nel rapporto si sottolinea che ci sono aspetti sia positivi che negativi relativi all’abbandono: se, da un lato, può ridurre la qualità dei terreni agricoli “ad elevato valore naturalistico” o i paesaggi importanti dal punto di vista culturale; dall’altro, può aiutare al ripristino di biodiversità e alla preservazione degli habitat.
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