Lo scorso 19 febbraio la Commissione europea ha pubblicato la Visione per l’agricoltura e l’alimentazione. Tale pubblicazione fa seguito al dialogo sul futuro dell’agricoltura, avviato circa un anno fa, e che rientra nella prospettiva della Bussola per la competitività europea, un atto adottato il 29 gennaio dalla Commissione e ritenuto fondamentale per le politiche europee dei prossimi anni.

Nella prima parte del documento che descrive la nuova Visione per l’agricoltura e l’alimentazione, la Commissione dichiara che agricoltura e alimentazione sono settori strategici per l’Unione europea, e che la sicurezza e la sovranità alimentare europee non sono negoziabili. L’esigenza e l’importanza di un approvvigionamento alimentare sicuro viene confermato anche dal 94% dei cittadini europei che hanno partecipato all’ultimo sondaggio dell’Eurobarometro.

Il settore agroalimentare rappresenta, dunque, una parte importante della competitività e dell’autonomia strategica europea, per questo la Visione ritiene importante sostenere le aree rurali che ad oggi occupano il 75% del territorio europeo e impiegano il 25% della popolazione, intervenendo, inoltre, nell’evitare lo spopolamento delle zone rurali.

L’obiettivo della tabella di marcia definita dalla Visione punta alla creazione di un sistema agroalimentare attraente, competitivo, resiliente e capace di coinvolgere i giovani. Questo perché, in realtà, oggi il settore agroalimentare sta vivendo una profonda crisi, tra cui l’invecchiamento della popolazione agricola (solo il 12% degli agricoltori dell’UE ha meno di 40 anni) e i redditi significativamente inferiori alla media, impattando negativamente sulla qualità della vita e sulla capacità di investire ed innovare degli agricoltori.

Le parole d’ordine saranno semplificazione del quadro normativo, il quale ha un impatto sugli agricoltori e sull’intera catena, e innovazione per una transizione sostenibile.

La risposta politica contenuta nella Visione per il 2040 si articola in quattro aree prioritarie:

  1. Un settore agroalimentare attraente e prevedibile in cui i redditi garantiscano agli agricoltori prosperità. Lo scopo è quello di attirare le giovani generazioni, garantendo la stabilità del settore attraverso redditi equi e un sostegno pubblico più mirato. Inoltre, la Commissione si impegna a non tollerare pratiche in cui gli agricoltori sono sistematicamente costretti a vendere i loro prodotti al di sotto dei costi di produzione, adottando misure concrete in tal senso come la corretta applicazione delle norme che contrastano le pratiche commerciali sleali;
  2. Un settore agroalimentare competitivo e resiliente di fronte all’aumento della competitività e degli shock globali. L’Unione europea continuerà a dare priorità alla sicurezza e sovranità alimentare, diversificando le relazioni commerciali, creando nuove opportunità di esportazione per il settore e riducendo le dipendenze alimentari oltre continente. Il documento risponde, inoltre, alle richieste di agricoltori e cittadini di un più rigido adeguamento degli standard di produzione per i prodotti importati, per assicurare che i rigidi standard dell’UE non comportino svantaggi competitivi. Inoltre, sforzi per ridurre la burocrazia e creare condizioni per rispondere celermente agli shock e adattarsi alla trasformazione dei processi;
  3. Un settore agroalimentare a prova di futuro. La Visione riconosce la capacità di conciliare le azioni appena descritte che pongono al centro sicurezza e sovranità alimentare, con l’azione per il clima, poiché il settore agricolo svolge un ruolo importante nella transizione ad una economia a basse emissioni di carbonio. Il settore agroalimentare deve dunque preservare suoli sani, acqua e aria pulite e ripristinare la biodiversità. La Commissione in quest’ottica valuterà attentamente di evitare ulteriori divieti sull’uso di pesticidi se non saranno disponibili alternative in un periodo di tempo ragionevole e semplificherà l’accesso ai biopesticidi nel mercato dell’UE;
  4. Un settore agroalimentare che valorizzi il cibo, promuova condizioni di lavoro e di vita eque e zone rurali e costiere vivaci e ben collegate sostenendo il diritto a rimanere. La Commissione con la Visione presenta un piano di azione aggiornato per garantire che le aree rurali rimangano vivaci e funzionali.Per riuscire ad arrivare a questi obiettivi, rendendo il settore agroalimentare attraente per le future generazioni di agricoltori europei, il sostegno pubblico attraverso la PAC (Politica Agricola Comune) rimane essenziale per sostenere il reddito degli agricoltori. Nel periodo che va dal 2018 al 2022, infatti, i pagamenti diretti della PAC rappresentano circa il 23% del reddito agricolo. La futura PAC sarà più semplice e mirata per sostenere una politica agricola europea ambiziosa e orientata al futuro. La PAC sarà maggiormente orientata verso quegli agricoltori che si impegnano attivamente nella produzione alimentare tenendo in considerazione la conservazione dell’ambiente. Per questo è necessaria un’ulteriore razionalizzazione delle modalità di attuazione della Politica Agricola Comune, che ad oggi risulta essere molto più complessa richiedendo un approccio più strategico.Alcune realtà come SlowFood e Terra (un’associazione nazionale che produce ricerche e analisi sui temi dell’agroalimentare e dell’ambiente), hanno messo in luce alcune delle criticità riportate all’interno della nuova Visione per l’agricoltura e l’alimentazione. Secondo la loro prospettiva, il documento sembra andare contro i principi stabiliti nel Dialogo strategico, portato avanti da un gruppo consultivo, voluto da Ursula Von der Leyen a seguito delle proteste che hanno attraversato l’Europa all’inizio del 2024 e che faceva ben sperare sulla tutela delle piccole e medie imprese e per la transizione ecologica dell’agricoltura. Nonostante, infatti, la Visione includa passaggi riguardanti una forte attenzione al rinnovo generazionale, un piano per promuovere un maggior equilibrio tra proteine animali e vegetali e regole di importazione più severe sui pesticidi e sul benessere animale, i problemi strutturali rimangono.Secondo il movimento internazionale SlowFood, nel documento presentato dalla Commissione manca completamente l’elemento della transizione ecologica, condizione fondamentale per il futuro dell’agricoltura europea: infatti, è necessario per un sistema agroalimentare sano e resiliente, che vengano rimessi al centro i piccoli produttori, soggetti fragili e maggiormente colpiti dalla perdita della biodiversità e dalla crisi climatica e che ad oggi rappresentano quasi il 40% delle aziende agricole. Viene considerata problematica anche la posizione assunta nella Visione sui pesticidi poiché non viene espressa nessuna intenzione di ridurre l’uso della chimica di sintesi all’interno dell’UE da parte della Commissione. L’associazione ambientalista Terra, poi, ritiene ci debba essere un’applicazione più seria della degressivity (degressività), ovvero che i sussidi dovrebbero diminuire all’aumentare della superficie dell’azienda o del reddito, e del capping (tetto massimo) il limite oltre il quale non vengono concessi ulteriori sussidi. Nel documento di Visione, al contrario, la Commissione si rivolge genericamente a tutti quanti senza distinguere tra piccoli e grandi, tra chi usa metodi sostenibili e chi no e ciò difficilmente porterà ad un vero cambiamento rispetto alla situazione.

    Un sistema agroalimentare con queste caratteristiche, dunque, richiede investimenti significativi e coraggiosi: il settore agricolo, infatti, deve far fronte a un importante deficit di finanziamento stimato di 62 miliardi di euro per il 2022, maggiore rispetto a quello del 2017. Per queste ragioni la PAC continuerà ad avere un ruolo fondamentale nel finanziare investimenti per promuovere la competitività, la sostenibilità e la resilienza del settore agricolo e riuscirà ad averlo se indirizzata verso quegli agricoltori che si impegnano nella tutela dell’ambiente e nella sicurezza alimentare, che lavorano in aree svantaggiate e che sono giovani, altrimenti rischia di diventare un semplice incentivo su base volontaria.

    Resta aperta una grande domanda: con questa nuova Visione stiamo realmente facendo qualche passo avanti verso una transizione ecologica “sostenibile” (cioè con impatti positivi sulla società, l’ambiente e l’economia)?