L’Agenzia per la Coesione territoriale ha pubblicato l’avviso rivolto a progetti di recupero, ri-funzionalizzazione e valorizzazione di beni confiscati alla criminalità organizzata presenti nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), a valere sull’Investimento 2 “Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie della ” Componente 3 “Interventi speciali per la coesione territoriale” Missione 5 Coesione e Inclusione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Alla data di presentazione della domanda, i proponenti devono essere già destinatari di un bene confiscato ed averlo iscritto nel patrimonio indisponibile dell’Ente.
In particolare, il bando finanzia opere di demolizione e ricostruzione, di ristrutturazione e/o adeguamento di quei beni, che potranno così essere restituiti alla collettività.
La destinazione finale delle opere potrà essere di natura istituzionale, sociale o economica, con il vincolo di riutilizzare i proventi a scopi sociali e per reinserire quanto prodotto nel circuito della legalità.
Nell’ambito delle possibili destinazioni d’uso, ai fini della graduatoria finale saranno premiati con un punteggio aggiuntivo i progetti destinati a creare all’interno del bene confiscato centri antiviolenza per donne e bambini o case rifugio, oppure ancora asili nido o micronidi.
Le domande per partecipare al bando dovranno essere presentate entro le ore 12.00 del 24 gennaio 2022.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza mette a disposizione 300 milioni di euro per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, all’interno Componente 3 della Missione 5. Di questa cifra, 250 milioni di euro sono riservati ai progetti selezionati attraverso questo bando, mentre ulteriori 50 milioni di euro serviranno a individuare – attraverso una concertazione tra vari attori – altri progetti, che per le loro caratteristiche richiedano l’intervento di più soggetti.
Ciascun progetto può ottenere fino a un massimo di 2,5 milioni di euro di finanziamento. All’interno dello stesso tetto massimo di 2,5 milioni di euro, l’opera può essere in parte cofinanziata da altre risorse nazionali o dal soggetto proponente, ma solo per costi diversi da quelli finanziati dal PNRR.
Sono finanziabili tutte le spese collegate alla realizzazione dell’opera, anche sostenute da azioni intraprese a partire dall’1 febbraio 2020, nel caso di lavori già avviati. Non sono previsti costi forfettizzati, né costi aggiuntivi del personale.
La valutazione avverrà sulla base di tre gruppi di criteri. Il primo è di ordine generale e comprende:
- la rilevanza dell’intervento rispetto alle sfide del PNRR;
- l’esperienza precedente del soggetto proponente nella gestione e valorizzazione di beni confiscati alla mafia;
- il coinvolgimento di partner del territorio nella valorizzazione del bene proposto;
- l’integrazione della proposta con altri interventi di valorizzazione;
- la rilevanza rispetto alla qualità della vita, allo sviluppo sostenibile e alla non discriminazione.
Il secondo gruppo riguarda criteri specifici:
- la completezza, la chiarezza e la rispondenza della presentazione del progetto rispetto alle indicazioni;
- l’adeguatezza e la completezza delle procedure di attuazione dell’intervento;
- la significatività del progetto in termini di storia criminale e valore sociale;
- la sostenibilità della gestione per i 5 anni successivi all’intervento di valorizzazione.
Infine, un terzo gruppo di criteri intende premiare determinate caratteristiche del progetto:
- la destinazione a centro antiviolenza (CAV) per donne e bambini e a case rifugio;
- la destinazione a nidi e micronidi 0-36 mesi;
- il livello di progettazione approvato;
- il completamento di opere con lavori già avviati;
- il cofinanziamento con risorse proprie del soggetto proponente.
L’obiettivo è di realizzare almeno 200 interventi di valorizzazione.