Sul Monte Amiata è nato un ambizioso progetto denominato “Formaggi di Razza”, che vuole rispondere alle necessità di valorizzazione delle razze autoctone c.d. “reliquia” o in via di estinzione nell’ottica di contrastare la riduzione della biodiversità animale.

Al centro delle attività ci sono l’asino sorcino amiatino, la vacca maremmana e la pecora amiatina. Al lavoro c’è un gruppo operativo multidisciplinare composto da Genomamiata, associazione capofila e dalle aziende agricole Bindi Elisa di Arcidosso, Franceschelli Graziano e Caseificio Fonte Mozza di Santa Fiora.

Nel progetto un ruolo importante lo svolgono anche l’ente Parco Faunistico del Monte Amiata, Next Techonology Tecnotessile di Prato, lo studio Agricis di Sasso d’Ombrone e l’Università di Firenze – Dagri.

Il progetto è in corso di attuazione e mira a nuove produzioni casearie di nicchia, andando a riscoprire nelle razze autoctone attitudini produttive che si sono perse nel tempo. C’è chi pensa a nuovi formaggi o chi invece vede nella trasformazione del latte in yogurt un possibile nuovo prodotto da immettere sul mercato alimentare, tutte le nuove azioni debbono però affiancarsi sinergicamente alle attuali applicazioni economiche rivolte al mercato della carne e al recupero economico della lana della pecora amiatina, che oggi rappresenta un costo d’impresa.

E’ un’esperienza interessante poiché ha come fine il mantenimento della zootecnia autoctona, vero presidio delle zone montane come l’Amiata. Non meno importanti saranno le attività di formazione e divulgazione collegate al progetto.

“Formaggi di Razza” rappresenta una prova importante di cooperazione e collaborazione tra aziende dell’Amiata Grossetano, associazioni, imprese ed enti di ricerca, che dimostra come l’integrazione trasversale tra le attività, sia terreno fertile per lo sviluppo e l’innovazione in campo agroalimentare e zootecnico.

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