La struttura è collocata tra le colline di Gavoranno in provincia di Grosseto nella campagna maremmana ed è la più grande e innovativa serra d’Italia nata nel 2016 come startup e oggi con i suoi 250 dipendenti è la più importante azienda della provincia di Grosseto.
Sfera produce ortaggi con zero residui chimici, nickel free, utilizzando le migliori tecnologie insieme a modelli di impresa ad alto impatto sociale e nasce su 3 valori fondamentali: sostenibilità, efficienza e sicurezza.
Alla base del progetto Sfera, regna la consapevolezza della necessità di imparare a produrre meglio con meno, di poter sostenere i cambiamenti climatici, geopolitici e sociali in atto e continuare a garantire alle generazioni presenti e future il diritto al cibo.
La tecnica adottata da Sfera, consente la produzione di ortaggi utilizzando il 10% dell’acqua e il 10% del suolo rispetto alla coltivazione in campo aperto, associata ad un approccio responsabile all’intero processo produttivo, vengono infatti utilizzate le migliori tecnologie per la gestione dell’intero ciclo produttivo, al fine di produrre prodotti di “qualità”.
All’interno di Sfera ci sono le condizioni di coltivazione ideali, sia dal punto di vista qualitativo, sia igienico-sanitario, senza ricorrere a pesticidi ma combattendo eventuali parassiti soltanto con insetti antagonisti. Inoltre con Sfera vengono recuperate tutte quelle varietà di ortaggi che oggi rischiano di scomparire a causa di scelte dettate dalla logica produttiva, perché poco resistenti alle avversità climatiche e ai tempi dettati dalla logistica della grande distribuzione.
La serra idroponica grazie alla sua tecnologia riesce a sfruttare ogni singola goccia d’acqua e ne consuma il 90% in meno, rispetto alla tradizionale coltivazione su suolo: un risultato che la rende ideale a fronteggiare una eventuale siccità dovuta ai cambiamenti climatici ma anche temperature sotto lo zero, perché Sfera è in grado di ricreare le condizioni climatiche ideali per coltivare pomodori e lattughe.
Alla base del progetto c’è la consapevolezza che tra 50 anni quello delle risorse idriche sarà un problema cruciale e mentre la popolazione mondiale sarà aumentata ci sarà sempre più bisogno di cibo, quindi dovremo imparare a produrre di più utilizzando meno risorse, preparandoci a condizioni avverse.