Negli ultimi cinquant’anni, secondo l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), frane e inondazioni hanno causato 1.947 morti, 69 dispersi, circa 2.500 feriti e oltre 400mila sfollati. L’Italia è un paese in gran parte collinare o montano, e per questo le frane sono estremamente comuni. Delle circa 900mila frane censite nelle banche dati dei paesi europei, quasi due terzi si sono verificate nel nostro Paese.

È la situazione attuale e quella futura analizzata dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente nell’edizione 2021 del Rapporto sul “Consumo di Suolo in Italia”.

Com’è naturale i danni delle frane tendono a essere maggiori quando esse avvengono in luoghi densamente abitati. Eppure nonostante si conosca ormai con una certa precisione, dove è più probabile che esse avverranno, girando lungo l’Italia si trovano diversi comuni – grandi e piccoli – in cui il suolo è stato consumato nonostante il rischio franoso sia molto elevato.

Nelle aree a pericolosità idraulica la percentuale di consumo del suolo supera al 9%, per quelle a pericolosità media e il 6 % per quelle a pericolosità elevata.

Il confronto tra i dati 2019 e 2020 mostra che 767 ettari del consumo di suolo annuale si sono concentrati all’interno delle aree a pericolosità idraulica media e 285 in quelle a pericolosità da frana, di cui 20 ettari in aree a pericolosità molto elevata (P4) e 62 a pericolosità elevata.

Nel complesso, il 20% del territorio nazionale è – con intensità diverse – a pericolo frana. Le aree dove questi eventi potrebbero provocare più danni (ovvero a rischio definito “molto elevato”) rappresentano il 3% del territorio, quelle a rischio “elevato” il 5,4%, mentre rischio “medio” e “moderato” rappresentano ciascuna il 4,6% del totale.

Un’altra area più piccola chiamata “di attenzione” si estende su un’area complessiva di circa 6.800 chilometri quadrati, e include “porzioni di territorio ove vi sono informazioni di possibili situazioni di dissesto a cui non è ancora stata associata alcuna classe di pericolosità”.

Le regioni con valori più elevati di popolazione a rischio frane residente in aree a pericolosità elevata o molto elevata sono Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Liguria. Se si prende in considerazione la percentuale di tale popolazione a rischio rispetto alla popolazione residente regionale i valori più elevati si registrano in Valle D’Aosta, Molise, Liguria, Abruzzo e Basilicata.

Oltre agli individui l’ISPRA ha censito anche le aziende, trovando che l’1,7% del totale (ovvero circa 83mila aziende) si trova in aree a rischio elevato o molto elevato. Le Regioni in cui se ne trovano di più sono Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio, mentre i valori più elevati di percentuale rispetto al totale regionale si registrano in Valle d’Aosta, Basilicata, Molise e Campania.

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