Riavvolgendo il nastro dei ricordi e immaginando di guardare delle vecchie scene o ascoltare il racconto dei nonni si ha davanti agli occhi un Molise fatto di duro lavoro, quello nei campi. In quei terreni che erano un vero e proprio sostentamento economico per tante famiglie molisane che degnamente hanno cresciuto i propri figli e insegnato la dignità del lavoro ai propri nipoti. Oggi quei terreni tornano a essere un punto di partenza per tante comunità del Mezzogiorno e quindi anche del Molise grazie al progetto SIBaTer. Si tratta di un’iniziativa finanziata dal Programma complementare al PON Governance e Capacità istituzionale 2014-2020, gestita da ANCI nazionale con il supporto tecnico della sua Fondazione IFEL – Istituto per la Finanza e l’Economia Locale e destinata ai Comuni di 8 regioni del Sud: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
I Comuni che hanno deciso di aderire al progetto, ricevono supporto tecnico per la realizzazione delle diverse attività legate all’iniziativa. Verranno affiancati nell’individuazione e censimento dei terreni incolti e/o abbandonati (e relativi fabbricati rurali), sia di proprietà comunale, sia di proprietà privata presenti sul territorio comunale. Saranno affiancati nell’avvio del processo di valorizzazione dei beni censiti, con l’elaborazione di un piano di valorizzazione e la pubblicazione di avvisi pubblici per la presentazione di progetti da parte dei giovani in età 18-40 anni. Saranno supportati nella fase di selezione dei progetti di valorizzazione presentati, sulla base dei quali assegnare in concessione i beni.
Annalisa Griguolo, referente per il Molise ha spiegato che il progetto ha iniziato a prendere forma nel gennaio 2020, mentre la chiusura su carta è prevista per maggio 2022 con la presentazione dei risultati all’agenzia di coesione.
“Il Molise, fin dall’inizio ha mostrato un forte interesse per il progetto SIBaTer forse perchè ha vissuto anche l’esperienza dell’abbandono e dello spopolamento che si è avuto anche sui territori e anche sui terreni determinando uno stato di abbandono della terra dal punto di vista agricolo, ma anche della conservazione e dal punto di vista della tutela ambientale poiché i terreni abbandonati danno origine al dissesto idrogeologico”.
Un interesse che è stato dimostrato da una massiccia adesione che ha raggiunto, già lo scorso maggio, il 25% delle adesioni. Oggi sono circa 30 i comuni molisani che hanno aderito anche grazie alla collaborazione di due Gal della regione. Sono 20 i comuni che hanno aderito e che appartengono a ‘Gal Molise verso il 2000’, l’ente che fino a pochi anni fa era guidato dal compianto Antonio Di Lallo e che oggi viene condotto da Adolfo Colagiovanni e che subito ha deciso di sposare questo progetto mettendo a disposizione la struttura tecnica del Gal per la realizzazione degli obiettivi anche in sinergia con il Piano di Sviluppo Locale. Nove comuni invece appartengono a ‘Gal Alto Molise’ guidato da Mario Di Lorenzo. Con questo ente, in sinergia con il progetto E-Gov per la Strategia delle Aree Interne Alto Molise, si svilupperà un modello pilota e i 9 comuni realizzeranno, in collaborazione con SIBaTer un sistema informativo territoriale georeferenziato che permetterà di andare a individuare e monitorare e valorizzare i terreni agricoli abbandonati e incolti. Per quanto riguarda i comuni degli alti due Gal – ‘Innova Plus’ e ‘Molise Rurale’ – ancora non ci sono state adesioni se non qualche interesse.
“L’obiettivo del progetto è il recupero dei terreni abbandonati e incolti per l’assegnazione a giovani imprenditori mediante la valorizzazione, ma non solo a giovani imprenditori, ma anche attraverso la formazione di cooperative di comunità, cooperative sociali o agricole o associazioni del terzo settore che intendono farsi carico del recupero di questi terreni per finalità turistico ricreative e altro”.
Una iniziativa dentro la quale si può leggere la volontà di creare delle buone opportunità per il territorio, per chi ci vive e per chi vuole tornare. Un progetto che si sposa con tutte le politiche adottate per il Mezzogiorno, tra cui per esempio Resto al Sud.
“Tra gli obiettivi c’è anche quello di riportare sia all’agenzia di coesione che ai tavoli ministeriali, successivamente alla conclusione del progetto, quello che è il sentimento generale che si rivela sul territorio. In corso c’è anche uno studio su quello che accade nei territori a livello locale”.
Il ruolo di SIBaTer è quello di affiancamento all’attività amministrativa del Comune e un importante contributo viene dato anche dalla figura del progect manager di SIBaTer, Francesco Monaco che, coordinando le SNAI a livello nazionale, ha conoscenza di tutte le situazioni territoriali.
Tra i comuni molisani che hanno aderito al progetto c’è il Comune di Riccia che da sempre ha dato grande importanza alla corretta gestione e promozione delle aree rurali in chiave turistica e di valorizzazione della filiera legno energia. L’assessore Luca Coromano ha spiegato che l’amministrazione comunale ha visto nella partecipazione al progetto SIBaTer un’ottima occasione sia per il censimento di terreni incolti e/o abbandonati, che per la valorizzazione di beni ambientali di proprietà comunale.
“Sono stati individuati e censiti due beni presenti sul territorio comunale. Un terreno privato di quasi tre ettari, un popolamento arboreo da rinaturalizzare, adiacente alla piazza del paese. Il secondo progetto che il Comune di Riccia intende portare a termine, è la valorizzazione a fini turistico-ricreativi di un’area di 25 ettari nel Bosco Mazzocca”.
L’amministrazione di Riccia vede nel progetto un modo per mettere a sistema e valorizzare la qualità della vita degli abitanti del paese e di chi fruisce di tali beni.
“Per quanto riguarda il primo terreno privato individuato, si vuole avviare un partenariato con un’associazione locale di cittadini, per effettuare lavori di sistemazione e gestione dell’area. Realizzare un biopercorso e anche uno spazio ricreativo ai fini sociali. Per l’area turistico-ricreativa del Bosco Mazzocca è previsto il coinvolgimento di imprenditori agricoli della zona e di associazioni del settore per una gestione, valorizzazione e promozione dell’area in chiave multifunzionale”.
Il Comune di Riccia vede in questa importante iniziativa un passo fondamentale per riportare le popolazioni locali a svolgere le attività multifunzionali sul territorio e garantire lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle aree interne.
C’è poi il Comune di Spinete che vuole ridare slancio alla realtà agricola locale e ha censito 144 ettari di terreni pubblici che intende recuperare dallo stato di abbandono e affidare ad un’azienda agricola o cooperativa di giovani agricoltori, già esistenti o da costituire. Lo scopo è quello di creare un nuovo impulso produttivo locale, per dar luogo a una filiera agricola di qualità, che possa collocare i giovani della comunità nel mondo del lavoro.
Il Comune di Pietracatella, che è nella fase di censimento dei terreni, vede nel progetto un ritorno alla terra e la possibilità per molti giovani di affacciarsi alla gestione dell’agricoltura e dell’agricoltura produttiva. Il sindaco, Antonio Tomassone, parla anche di opportunità per lo sviluppo turistico del territorio.
“Abbiamo intenzione di recuperare e di censire 200 ettari di terreni incolti e di recuperare un fabbricato rurale che era l’ex casa del guardia bosco. Creare così sia un luogo di aggregazione, un fabbricato che diventi una sala comune anche dal punto di vista turistico e un luogo per la cooperativa che andrà a gestire l’area”.
Ma per il primo cittadino di Pietracatella un valore aggiunto al progetto è anche l’aspetto green e la sostenibilità ambientale.
“Utilizzare le risorse ambientali disponibili in maniera sostenibile per poter mantenere un livello di reddito tale per cui le persone possano restare nel nostro territorio ed essere anche appetibili sia da un punto di vista turistico, sia da un punto di vista di investimenti. Si può così mantenere un’occupazione e permettere una qualità della vita alle persone che possono restare e usufruire del territorio a 360 gradi”.
Una iniziativa che ci mostra la possibilità di guardare il Molise da un altro punto di vista, quello del fare, quello della valorizzazione e del recupero. Una possibilità che ci porta a un passato e che ci incanala verso un nuovo futuro, quello dei giovani e di un ritorno alla terra come nuove possibilità occupazionali e di risorse per il territorio.
Articolo di Miriam Iacovantuono e pubblicato sul giornale Officina dei Giornalisti